Romanzo umoristico di Rudolf Erich Raspe, pubblicato nel
1785, ispirato ai racconti del vero barone Gerolamo Carlo Federico di
Münchhausen, un piccolo signorotto tedesco, nato a Gut Bodenwerder,
nell'Hannover, nel maggio del 1720. Questi, conosciuto per la sua passione per
la caccia, per il suo coraggio di soldato nella campagna russo-turca del 1740-41
e per qualche abilità diplomatica, era noto però soprattutto per
la liberalità con la quale intratteneva gli amici, narrando spassosi
racconti di strabilianti avventure di caccia, di guerra e di viaggi,
incredibilmente assurdi, ma conditi di un brillante spirito ironico e
paradossale che li rendevano quanto mai graditi ai suoi ascoltatori. Tra gli
abituali frequentatori del suo salotto, l'amico Rodolfo Enrico Raspe ebbe l'idea
di riunire questi racconti in volume e ne pubblicò, anonima, una prima
raccolta in lingua inglese intitolandola:
Racconto dei viaggi meravigliosi e
delle campagne di Russia del barone di Münchhausen. Il libro fu accolto
favorevolmente in Inghilterra e in Francia, ed ebbe numerose ristampe. Chi
però diede vera celebrità al libro fu il poeta Goffredo
Bürger il quale, nel 1786, pubblicò una versione tedesca dell'opera,
migliorandola artisticamente e disponendo con maggiore armonia il materiale. Da
allora le
A., restituite alla loro patria di origine, furono poi tradotte
in tutte le lingue del mondo. Difficile riassumerle, anche per la mancanza di un
vero e proprio filo conduttore; ci limiteremo a ricordare il racconto del
cavallo legato alla cima di un campanile e poi recuperato spezzando le redini
con un tiro di pistola; quello del lupo che divora il cavallo della slitta e ne
prende il posto tra le stanghe e i finimenti; quello del cervo colpito in fronte
con noccioli di ciliegia e poi ritrovato con un ciliegio cresciutogli sulla
cervice; quello delle anitre catturate a frotte con un'esca di lardo a capo
d'una cordicella; quello dei tragitti aerei percorsi a cavallo di palle di
cannone; quello dei viaggi sulla Luna e degli approdi nel ventre di balene. Le
A. sono il parto felicissimo di una fantasia senza limiti e
spregiudicata, che non ha altra preoccupazione se non quella di liberare se
stessa dall'impaccio della realtà quotidiana.